Sesto San Giovanni: Condannato a 9 anni imprenditore egiziano per compravendita di permessi di soggiorno

Un imprenditore egiziano, identificato dalle autorità con le iniziali H.A., è stato condannato ieri dal Tribunale di Monza a nove anni di reclusione, ponendo fine a un’importante inchiesta che ha fatto luce su un elaborato sistema di compravendita di permessi di soggiorno tra Milano e Monza.
Il sistema corruttivo
Secondo quanto emerso durante il processo, l’imprenditore aveva orchestrato un meccanismo ben rodato: segnalava alle autorità competenti i nominativi di connazionali che necessitavano di permessi di soggiorno, facilitando pratiche irregolari che consentivano loro di permanere legalmente sul territorio italiano, nonostante non possedessero i requisiti previsti dalla legge.
Il fulcro dell’operazione si svolgeva presso il Commissariato di via Fiume a Sesto San Giovanni, dove due agenti di polizia, complici dell’imprenditore, gestivano materialmente le pratiche dei permessi di soggiorno. In cambio delle loro prestazioni, ricevevano compensi sotto forma di denaro contante, viaggi, pasti in ristoranti di lusso, capi d’abbigliamento firmati e altri regali di valore.
Le indagini e i precedenti patteggiamenti
L’inchiesta, condotta dalla Questura di Milano sotto la direzione della pubblico ministero Franca Macchia della Procura di Monza, aveva già portato nel 2022 al patteggiamento dei due poliziotti coinvolti. Il primo aveva concordato una pena di un anno di reclusione, mentre il secondo, con un ruolo più centrale nello schema corruttivo, aveva patteggiato tre anni. Entrambi gli agenti avevano inoltre versato un sostanzioso risarcimento in denaro come parte dell’accordo.
Le indagini avevano rivelato come il sistema di corruzione fosse strutturato e continuativo, configurando un vero e proprio “mercato illegale” di documenti ufficiali che dovrebbe invece essere rilasciati solo a chi possiede determinati requisiti legali.
La sentenza e le implicazioni
La condanna a nove anni inflitta all’imprenditore rappresenta la sanzione più severa tra quelle comminate agli imputati in questo caso, evidenziando il suo ruolo di promotore e organizzatore del sistema illecito. Il Tribunale di Monza ha riconosciuto la gravità dei reati di corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione illegale, sottolineando come tali condotte minino la fiducia nelle istituzioni e compromettano l’efficacia delle politiche migratorie.
Questo caso mette in luce la vulnerabilità del sistema di controllo dell’immigrazione quando funzionari pubblici vengono coinvolti in pratiche corruttive. Le autorità hanno ribadito l’importanza di rafforzare i meccanismi di verifica e controllo interno per prevenire simili episodi in futuro.
La vicenda di Sesto San Giovanni non rappresenta un caso isolato ma si inserisce in un contesto più ampio di illegalità legate ai documenti di soggiorno per cittadini stranieri, un fenomeno che le autorità italiane stanno cercando di contrastare con maggiore determinazione negli ultimi anni.
Per gli inquirenti, questa condanna segna un importante risultato nella lotta contro la corruzione e l’immigrazione clandestina, fenomeni che spesso si intrecciano creando situazioni di sfruttamento per i migranti e di arricchimento illecito per gli intermediari.
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