Roma, cuoco 27enne ucciso a coltellate: fermato il rapinatore

Roma, cuoco 27enne ucciso a coltellate: fermato il rapinatore

ROMA – Una sigaretta, poi il portafoglio. Infine la morte. È finita nel sangue la notte di sabato per Mamun Miah, cuoco bengalese di 27 anni, ucciso a coltellate in via Cristoforo Colombo, nella zona della Montagnola, dopo aver opposto resistenza a un tentativo di rapina.

Il presunto assassino è Jaafar Mhammedi Alomi, marocchino coetaneo della vittima, già noto alle forze dell’ordine, fermato domenica sera dai carabinieri e condotto nel carcere di Regina Coeli in attesa della convalida del fermo da parte del Tribunale di Roma.

La dinamica dell’omicidio

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mamun stava tornando a casa dopo il turno di lavoro quando si è fermato al Parco della Solidarietà per incontrare alcuni connazionali. È qui che è stato avvicinato dall’aggressore, che inizialmente gli ha chiesto una sigaretta per poi pretendere il portafoglio.

Gli amici della vittima erano riusciti in un primo momento ad allontanare l’uomo, ma la situazione è precipitata quando il 27enne marocchino è tornato armato di una spranga di ferro e di un coltello. Ha quindi iniziato a inseguire Mamun, che nel tentativo di fuggire è scivolato a terra. A quel punto è arrivato il colpo fatale: una sola coltellata al torace che non ha lasciato scampo al giovane bengalese.

Le indagini e il fermo

Il lavoro investigativo dei carabinieri si è concentrato sull’analisi delle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona e dell’autobus della linea 714, dove il presunto omicida era salito ancora con il coltello in mano dopo l’aggressione. Questi elementi probatori, insieme al riconoscimento da parte di alcuni testimoni presenti sulla scena, hanno permesso agli inquirenti di identificare rapidamente il responsabile.

Jaafar Mhammedi Alomi è stato rintracciato a Piazzale Ostiense e arrestato. L’uomo, che risulta avere precedenti penali, dovrà ora rispondere dell’accusa di omicidio aggravato dalla finalità di rapina.

Il movente: rapina finita male

Inizialmente gli investigatori avevano vagliato diverse ipotesi, compresa quella di una lite per motivi da chiarire. Tuttavia, le testimonianze degli amici di Mamun e la ricostruzione della dinamica hanno confermato che si è trattato di una rapina finita tragicamente.

“Gli aveva chiesto una sigaretta, poi il portafoglio”, hanno riferito i testimoni agli inquirenti, confermando come una richiesta apparentemente innocua si sia trasformata in un tentativo di rapina e poi in omicidio.

Una comunità sotto shock

La morte di Mamun Miah ha scosso profondamente la comunità bengalese di Roma e i residenti della zona Montagnola. Il giovane, descritto da chi lo conosceva come una persona tranquilla e laboriosa, rappresenta l’ennesima vittima della violenza urbana legata alla microcriminalità.

Il caso riaccende i riflettori sulla sicurezza nelle ore notturne nelle periferie romane, dove lavoratori e cittadini si trovano spesso esposti a rischi durante gli spostamenti serali e notturni.

Il peso della violenza urbana

L’omicidio di Mamun Miah si inserisce nel più ampio quadro della criminalità urbana che affligge la capitale. Un giovane lavoratore che, dopo una giornata di lavoro, stava semplicemente tornando a casa, ha pagato con la vita il tentativo di resistere a una rapina per pochi euro.

La rapidità con cui sono state condotte le indagini e il fermo del presunto responsabile rappresentano un aspetto positivo nell’operato delle forze dell’ordine, ma non possono cancellare la tragedia di una vita spezzata per una manciata di denaro.

Ora sarà la magistratura a dover fare chiarezza definitiva sui fatti e a stabilire le responsabilità penali, mentre una famiglia e una comunità piangono un giovane uomo la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, vittima di una violenza cieca e gratuita.

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