La grande fuga verso la Spagna: quando l’erba del vicino è davvero più verde

La grande fuga verso la Spagna: quando l’erba del vicino è davvero più verde

ROMA – Nell’immaginario collettivo, la Spagna e l’Italia sono sorelle del Mediterraneo: stessa passione per il calcio, cucina simile, ritmi di vita che sembrano specchiarsi. Eppure, quando si tratta di scegliere dove costruire il proprio futuro, gli italiani guardano sempre più spesso oltre i Pirenei, mentre gli spagnoli non sembrano nutrire la stessa attrazione per il Bel Paese.

I numeri parlano chiaro: nel 2024, quasi 19mila italiani si sono trasferiti in Spagna, rendendo il paese iberico la seconda destinazione più ambita dopo la Germania. Dall’altra parte, solo circa 2.900 spagnoli hanno scelto di vivere in Italia. Un rapporto di otto a uno che non può essere liquidato come semplice coincidenza.

Oltre la crisi economica: la ricerca di una vita migliore

“Non è più solo una questione di lavoro”, spiega chi ha fatto questa scelta. La Spagna viene percepita dai giovani italiani come un paese con maggiore equilibrio sociale, opportunità lavorative più concrete e un welfare più solido. Ma c’è di più: per molti, trasferirsi in Spagna significa inseguire un’esperienza di vita, conquistare indipendenza e realizzazione personale.

Il clima sociale gioca un ruolo fondamentale. La Spagna gode di una reputazione internazionale come paese moderno, inclusivo e tollerante. Le politiche sui diritti civili, LGBTIQ+ e libertà individuali sono più avanzate, così come le politiche familiari – dal congedo parentale esteso alle misure di conciliazione vita-lavoro. Per chi arriva dall’Italia, dove le unioni civili sono state riconosciute solo nel 2016 e il matrimonio egualitario non è ancora consentito, la differenza si avverte.

La geografia delle affinità

Paradossalmente, è proprio la vicinanza culturale a favorire questo esodo. Due terzi degli italiani considerano la Spagna il paese più simile al proprio, sia per mentalità che per stile di vita. La cultura mediterranea, la lingua accessibile, la gastronomia familiare e la simpatia reciproca rendono il trasferimento meno “traumatico” rispetto ad altre destinazioni europee.

Città come Barcellona e Madrid sono diventate poli di attrazione globale non solo per il lavoro, ma anche per l’offerta culturale, le possibilità di networking internazionale e uno stile di vita percepito come più moderno e dinamico rispetto alle grandi metropoli italiane.

Il viaggio di sola andata

Perché gli spagnoli non fanno lo stesso percorso inverso? La risposta sta nei numeri dell’economia e della società. Negli ultimi vent’anni, la Spagna ha registrato una crescita del reddito pro capite che ha avvicinato – e talvolta superato – quello italiano, soprattutto nei grandi centri urbani. Per molti spagnoli, l’Italia rimane un paese “gemello” ma meno dinamico in termini di opportunità economiche e diritti sociali.

La comunità spagnola in Italia è infatti molto più piccola: nel 2024, i cittadini spagnoli residenti nel nostro Paese sono poco meno di 29mila, contro gli oltre 325mila italiani in Spagna. Una sproporzione che racconta di percorsi di sviluppo diversi.

Una nuova emigrazione

Questo fenomeno rappresenta una nuova forma di emigrazione, lontana dai drammi del secolo scorso ma non meno significativa. Non si tratta più della classica “fuga di cervelli” guidata dalla necessità economica, ma di una migrazione di ricerca: ricerca di una migliore qualità di vita, di maggiori libertà personali, di un ambiente sociale percepito come più aperto e dinamico.

Le scelte migratorie degli italiani di oggi sono spinte dalla convinzione che la Spagna offra condizioni più favorevoli di realizzazione personale e professionale: un mix di clima sociale, pari opportunità, inclusività e un ambiente economico che appare più attrattivo per le nuove generazioni.

È il ritratto di un’Italia che, pur mantenendo il suo fascino e le sue eccellenze, fatica a trattenere i suoi figli più intraprendenti. E di una Spagna che, dopo aver attraversato la sua crisi più profonda, è riuscita a reinventarsi come terra di opportunità per chi cerca non solo un lavoro, ma un modo diverso di vivere.

Il dibattito è aperto: cosa può fare l’Italia per invertire questa tendenza e tornare ad essere attrattiva per i suoi cittadini e per gli europei?

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